domenica 26 aprile 2009
Domani torno a casa
Giovedi 21 maggio alle ore 21,00 presso il Cinema Iride di Riardo, proietteremo gratuitamente il film di Emergency "Domani torno a casa".
L'introduzione al film sarà curata da Marco Rossi, relatore di Emergency.
Si consiglia la visione ad un pubblico adulto.
Sarà presente il banchetto informativo e cessione gadget.
martedì 21 aprile 2009
LIBrERiAZIONE a Calvi Risorta
il 25 aprile saremo presenti con il banchetto informativo e gadget a Calvi Risorta dalle 17,00 all'Inaugurazione della libreria "80 mquadri" e del Laboratorio socio-politico-culturale.
Convegno sull'importanza del 25 aprile.
Con una semplice offerta non obbligatoria a tutti i partecipanti sarà offerto un buffet.
infoline 0823652420
facebook: libreriazione
Convegno sull'importanza del 25 aprile.
Con una semplice offerta non obbligatoria a tutti i partecipanti sarà offerto un buffet.
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martedì 14 aprile 2009
TERREMOTO IN ABRUZZO E SOLIDARIETÀ SENZA CONFINI
Il ministro dell’economia ha deciso di includere tra le destinazioni del 5 per millel’aiuto alle vittime del terremoto in Abruzzo.
L’iniziativa gli procurerà forse consenso istintivo: istintivo, appunto, cioè non adeguatamente meditato. Superficialità ed emozione sono più rapidi e più facili della riflessione, ma al di là di un superficiale consenso, nessun contenuto di qualche significato, efficacia o intelligenza è presente nell’iniziativa. Il totale annuo del 5 per mille non è mai stato superiore ai 400.000.000 di €.
Se tutti i contribuenti che hanno fin qui indirizzato il 5 per mille a qualche destinazione, vincendo la motivata diffidenza verso queste forme di donazione, lo destinassero all’aiuto dei terremotati, ne deriverebbe un contributo equivalente o inferiore al risparmio dell’accorpamento in una sola tornata di elezioni e referendum. Questa cifra, forse non trascurabile per le necessità immediate dei primissimi giorni, perde qualsiasi rilevanza se, com’è il caso, si renderà disponibile fra almeno due anni, in una fase nella quale il problema sarà la ricostruzione, rispetto alla quale l’incidenza sarà decisamente trascurabile. L’effetto certo dell’iniziativa del ministro sarà di creare difficoltà all’attività di organizzazioni e associazioni, molte delle quali sono già da ora (mentre servono le loro “piccole risorse”) impegnate in aiuto ai terremotati e che comunque svolgono azioni rivolte a situazioni nelle quali le emergenze non scompariranno per il sopraggiungere della nuova emergenza del terremoto in Abruzzo. Essere travolti dall’urgenza più recente dimenticando le altre è una maniera irresponsabile di affrontare i problemi, di “governare”. La mediocrità dell’iniziativa del ministro dell’economia e il suo carattere improvvisato, sì, ma non certo disinteressato risaltano da una mancata indicazione. Se si fosse preannunciato che in aiuto ai terremotati si sarebbe indirizzata la quota di 8 per mille, destinata allo stato, si sarebbe potuta realizzare una cifra ben più consistente. Non averlo dichiarato è una scelta che evita possibili scontenti di soggetti interessati all’8 per mille che non si vogliono disturbare e che si ha paura di indispettire.
Più in generale e per quanto direttamente riguarda Emergency.
È indubbio il coinvolgimento di tutti coloro che si identificano con le iniziative di Emergency. Se ci pare doveroso l’aiuto a condizioni di bisogno e disperazione come quelle che incontriamo nei contesti di guerra e di estrema povertà, lo pensiamo evidentemente anche di fronte alla situazione creata dal terremoto in Abruzzo. Perché l’aiuto non sia semplicemente frutto dell’emozione di un momento, ma abbia significato e consistenza durevoli, è necessario che sia condotto con razionalità e continuità. Se il caso più recente o meno lontano cancellasse gli altri, in attesa di essere a sua volta cancellato dalla prossima sventura, allora l’aiuto perderebbe consistenza e serietà. Al crollo dell’ospedale dell’Aquila non costituisce risposta la distruzione – o ciò che equivarrebbe a un crollo di un ospedale in Afganistan, in Cambogia, in Sierra Leone o in Sudan. Per quanto poco spontanea e non immediata, questa considerazione è doverosa. Può non interessare a un governo o a un ministro, ma è un obbligo di serietà e di rigore per noi. Sentirci a disagio se nutriamo questa preoccupazione significherebbe porre in dubbio la serietà e la sensatezza dell’impegno che ci ha coinvolti fino a oggi. Emergency ha fornito materiali di primo aiuto a un campo organizzato e condotto in Abruzzo dalla Protezione civile umbra, che conosciamo per averne ricevuto la collaborazione a Orvieto. Emergency è in contatto con autorità responsabili della provincia dell’Aquila per offrire ciò che l’esperienza e la competenza acquisite ci mettono nella condizione di fornire.
Se tuttavia l’inseguimento dell’ultima evidenza ci facesse trascurare gli impegni cui faticosamente facciamo fronte, non meriteremmo la fiducia della quale anche in questa circostanza abbiamo avuto testimonianza. Abbiamo da sempre avuto la preoccupazione di non accorrere dove le “luci della ribalta” richiamano, ma di ricercare situazioni che accanto al bisogno soffrano anche dell’essere ignorate e trascurate. Se ci comportassimo diversamente, pur compiendo azioni e interventi utili, cesseremmo di essere ciò che siamo stati. Sentirci parte di una contrapposizione «noi-loro» definita dai confini italiani significherebbe avere “giocato” per quindici anni, nei quali abbiamo ostinatamente sostenuto che esiste soltanto la categoria del «noi», che include tutti gli esseri umani. L’ostinazione convinta di Emergency è stata ed è che questa forma di solidarietà senza confini sia non soltanto giustificata, ma comprensibile e condivisibile per coloro ai quali la illustriamo. Anche in condizioni, come l’attuale, nelle quali quest’ostinazione e questa convinzione sembrano più difficili.
L’iniziativa gli procurerà forse consenso istintivo: istintivo, appunto, cioè non adeguatamente meditato. Superficialità ed emozione sono più rapidi e più facili della riflessione, ma al di là di un superficiale consenso, nessun contenuto di qualche significato, efficacia o intelligenza è presente nell’iniziativa. Il totale annuo del 5 per mille non è mai stato superiore ai 400.000.000 di €.
Se tutti i contribuenti che hanno fin qui indirizzato il 5 per mille a qualche destinazione, vincendo la motivata diffidenza verso queste forme di donazione, lo destinassero all’aiuto dei terremotati, ne deriverebbe un contributo equivalente o inferiore al risparmio dell’accorpamento in una sola tornata di elezioni e referendum. Questa cifra, forse non trascurabile per le necessità immediate dei primissimi giorni, perde qualsiasi rilevanza se, com’è il caso, si renderà disponibile fra almeno due anni, in una fase nella quale il problema sarà la ricostruzione, rispetto alla quale l’incidenza sarà decisamente trascurabile. L’effetto certo dell’iniziativa del ministro sarà di creare difficoltà all’attività di organizzazioni e associazioni, molte delle quali sono già da ora (mentre servono le loro “piccole risorse”) impegnate in aiuto ai terremotati e che comunque svolgono azioni rivolte a situazioni nelle quali le emergenze non scompariranno per il sopraggiungere della nuova emergenza del terremoto in Abruzzo. Essere travolti dall’urgenza più recente dimenticando le altre è una maniera irresponsabile di affrontare i problemi, di “governare”. La mediocrità dell’iniziativa del ministro dell’economia e il suo carattere improvvisato, sì, ma non certo disinteressato risaltano da una mancata indicazione. Se si fosse preannunciato che in aiuto ai terremotati si sarebbe indirizzata la quota di 8 per mille, destinata allo stato, si sarebbe potuta realizzare una cifra ben più consistente. Non averlo dichiarato è una scelta che evita possibili scontenti di soggetti interessati all’8 per mille che non si vogliono disturbare e che si ha paura di indispettire.
Più in generale e per quanto direttamente riguarda Emergency.
È indubbio il coinvolgimento di tutti coloro che si identificano con le iniziative di Emergency. Se ci pare doveroso l’aiuto a condizioni di bisogno e disperazione come quelle che incontriamo nei contesti di guerra e di estrema povertà, lo pensiamo evidentemente anche di fronte alla situazione creata dal terremoto in Abruzzo. Perché l’aiuto non sia semplicemente frutto dell’emozione di un momento, ma abbia significato e consistenza durevoli, è necessario che sia condotto con razionalità e continuità. Se il caso più recente o meno lontano cancellasse gli altri, in attesa di essere a sua volta cancellato dalla prossima sventura, allora l’aiuto perderebbe consistenza e serietà. Al crollo dell’ospedale dell’Aquila non costituisce risposta la distruzione – o ciò che equivarrebbe a un crollo di un ospedale in Afganistan, in Cambogia, in Sierra Leone o in Sudan. Per quanto poco spontanea e non immediata, questa considerazione è doverosa. Può non interessare a un governo o a un ministro, ma è un obbligo di serietà e di rigore per noi. Sentirci a disagio se nutriamo questa preoccupazione significherebbe porre in dubbio la serietà e la sensatezza dell’impegno che ci ha coinvolti fino a oggi. Emergency ha fornito materiali di primo aiuto a un campo organizzato e condotto in Abruzzo dalla Protezione civile umbra, che conosciamo per averne ricevuto la collaborazione a Orvieto. Emergency è in contatto con autorità responsabili della provincia dell’Aquila per offrire ciò che l’esperienza e la competenza acquisite ci mettono nella condizione di fornire.
Se tuttavia l’inseguimento dell’ultima evidenza ci facesse trascurare gli impegni cui faticosamente facciamo fronte, non meriteremmo la fiducia della quale anche in questa circostanza abbiamo avuto testimonianza. Abbiamo da sempre avuto la preoccupazione di non accorrere dove le “luci della ribalta” richiamano, ma di ricercare situazioni che accanto al bisogno soffrano anche dell’essere ignorate e trascurate. Se ci comportassimo diversamente, pur compiendo azioni e interventi utili, cesseremmo di essere ciò che siamo stati. Sentirci parte di una contrapposizione «noi-loro» definita dai confini italiani significherebbe avere “giocato” per quindici anni, nei quali abbiamo ostinatamente sostenuto che esiste soltanto la categoria del «noi», che include tutti gli esseri umani. L’ostinazione convinta di Emergency è stata ed è che questa forma di solidarietà senza confini sia non soltanto giustificata, ma comprensibile e condivisibile per coloro ai quali la illustriamo. Anche in condizioni, come l’attuale, nelle quali quest’ostinazione e questa convinzione sembrano più difficili.
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